Recensioni 18/Alessandro Berselli – La dottrina del male

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Non credo che l’acido ialuronico c’entri qualcosa con la felicità.

La dottrina del male è la storia di Ivan Cataldo. Tutto inizia, infatti, con lui e la sua autostima in potenziale caduta libera per via di un ragazzino asiatico e un cubo a colori. Ivan Cataldo, spin doctor e cintura nera di marketing elettorale, è un uomo carismatico, realizzato, un Gesù della comunicazione il cui vangelo personale recita come segue: il raggiungimento dei nostri obiettivi dipende solo ed esclusivamente da quello che vogliamo. Ha una moglie, Martina, che ha nella pancia una Clarissa in dirittura d’arrivo che però non vorrebbe chiamare Clarissa. Poi c’è Alessia, la figlia dell’età complicata, diciassette anni, con cui condivide una start up di democrazia famigliare.

Un giorno nella vita di Ivan piomba Giulio, con una puntata piuttosto azzardata chiamata The Next Something. Un piano segretissimo la cui attuazione è nella pratica una sorta di mega potentato con le mani sopra tutte le cose in ogni pasta, attivo da anni ma in stand by, nell’attesa del momento giusto per venire a galla e farsi nuovo modello di dominio per conquistare il pianeta. Un po’ tipo vincere tutti gli stati a Risiko, dopo aver lessato e osservato gli altri concorrenti per un po’. La cosa è semplice: osservazione, osservazione e ancora osservazione del mercato elettorale e della popolazione votante volante, alla stregua di meteorologi molto qualificati circa le oscillazioni ambientali, allo scopo di creare il soggetto politico perfetto, quello in grado di rispondere ai bisogni, ai sogni e così vincere le elezioni e prendersi il piatto ovunque, sempre. Un copione che Martina, con una Clarissa nella pancia, ritiene sceneggiatura da B-movie, proprio espresso in questo modo. Ivan è il tipo di essere umano che dice no, non m’interessa sulle prime invece poi gli interessa, come lo si fa un po’ per contratto o cortesia, oppure forma, di fronte a quelle situazioni in cui sai che accettare equivale a fare l’errore della vita. E per l’appunto, procede, tra moglie, figlie, ex compagni di scuola e una madre scombinata da un horror vacui affettivo dato dal fatto che il pittore (e cioè il padre) l’ha piantata per un’attricetta, e perciò lei beve e sogna di farsi maneggiare la faccia da chirurghi persuasivi.

Poi accade una cosa tremenda. Una di quelle che divide precisamente la vita in un prima e un dopo:

Rientrare in casa senza accendere la luce. Osservare al buio gli oggetti che facevano parte di una vita precedente demolita con un tacito assenso. Facendo sì con la testa ho aderito a un vangelo perverso. Ne ho sposato la dottrina, sono diventato un devoto praticante della sua religione

È già tardi a questo punto. E tra vangeli, manifesti elettorali intitolati, vecchi guru e giovani promesse, Ivan è fottuto. È già dentro un bel casino, un noir come si deve, perché lui è proprio il tipico soggetto che può finire in una situazione del genere. Non vi sembrerà mai inadeguato, è perfetto per la parte. Il tale che s’infila in un vespaio e non sa decidersi tra omertà e sindrome da supereroe:

«Vedi, nella vita ci sono due possibili atteggiamenti. Il primo è quello della resilienza, la capacità di adattarsi a eventi e imprevisti. […] Il secondo, invece, è molto più pericoloso. Ed è quello di volere combattere contro un nemico più grande di te.»

Ma d’altra parte ci sono circuiti dove l’etica flessibile è un valore aggiunto, ci sono persone che l’etica non sanno cos’è, ci sono omicidi, giornalisti, donne che scompaiono e uomini che appaiono. Qualche volta ci si sposta in testa a Ivan, qualche volta ci si scopre a leggere didascalie di quello che il mondo è diventato nella realtà dei fatti, e che fa un po’ paura anche se è già qui. Aspetti inquietanti e spaventosi di quello che siamo diventati con le tecnologie, di quello che siamo sempre stati a diciassette, trenta, genitori, figli, quarant’anni. Un libro che scivola via e fa pensare, un meccanismo che funziona molto bene e riesce a coniugare tanti piani diversi della storia e del personaggio centrale senza uscire di strada. Un libro veloce che sa rimanere intero, gira come un film, scotta come un librogame: veloce nei dialoghi, nei capitoli e nella scelta delle singole parole; in certi passaggi, tanto è diretto il rapporto con Cataldo, vorresti alzare la voce e dirgli di fermarsi perché sta per commettere l’errore peggiore della storia degli errori oppure spronarlo a proseguire, giusto per vedere come va a finire nel caso in cui. Ma Cataldo è indipendente, e la dottrina è la sua. Forse è questa la cosa più spaventosa, forse alla fine aveva ragione lui con il suo vangelo. Oppure Ursula, l’affascinante bartender russa che incontrerete intorno a pagina trentuno, quando scriveva: Chi pecora si fa, il lupo se la mangia.

 

Alessandro Berselli, La dottrina del male, Elliot, 2019. http://www.elliotedizioni.com/prodotto/alessandro-berselli-la-dottrina-del-male/

 

Licia Ambu©

Licia Ambu ha collaborato con alcuni blog tra cui Nazione Indiana, Griselda, Abbiamo le prove, Malacopia e Finzioni. Si occupa di redazione e sceneggiatura.

 

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